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I geni sono la risacca dellera

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Avrei voluto essere il gene d’uomo

che cancella le bestemmie e allunga 

i monconi e riempie le narici

con un buon odore. E salda i debiti

con il passato, non con l’oro. Purtroppo

per loro, non sono una fonte miracolosa. 

Sono acqua al settantapercento, torva.

Limo fino ai piedi che monto a pelo.

Un rivolo pieno di batteri coprofili:

credo vizi; esalazioni, credo,

di un reagente organico; fatemorgane

dalle parole a vapore: chi glielo ha detto 

di farsi gioco dei pensieri? Questa

ipotesi sulla lingua è una gratitudine

rivolta al genere fesso: il mio.

Quando ero fanciullo, o ruscello,

non come adesso che riporto resti,

c’era qualcosa che alimentava

con buona ragione un corso, un letto 

di portata maggiore. Era il gene d’uomo 

“che doveva essere trasmesso”

- disse il professore Lardo

che aveva letto il mio diario a tentoni.

Un diario a tamburo, caricato a salve.

 

 Salvatore Pizzo - 31/10/2019 23:28:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Un gene della ricresita poetica lo sei di certo. Un gene che stimola linguaggio, infiltrandosi nelle vene aperte dell’individuo acquoso che si definisce"uomo": fantastico l’incipit, straordinaria la chiusa, strepitosi i versi che ci stanno in mezzo, limacciosa poesia ribollente...
ciao

 Fabrizio Giulietti - 31/10/2019 18:24:00 [ leggi altri commenti di Fabrizio Giulietti » ]

titolo stupendo e ottimo testo… ma quel ruscello non mi sembra prosciugato...

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